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giovedì 13 novembre 2008

METARIFLESSIONE, O RIFLESSIONE A META'


E' andata a finire che mi sono beccata con un tipo su un blog letterario. Era un ragazzino, si capiva, ma così compreso del suo proprio eroismo e della sua sacra persona che mi ha irritata e gli ho corretto la grafia di due nomi. Cioè gli ho detto: fa' la cuccia, ragazzino. Mica che a me non me lo abbiano mai detto, eh? Mica che nessuno mi abbia mai corretto, solo che io a sbagliare certe cose mi vergognavo tantissimo e volevo scavarmi un buco nel terreno, come una sordida talpa. Anche quello era un modo di far gran conto di sè, certo, ma sottraendo, ritraendosi un po' dentro alla vergogna. Sublime sentimento, la vergogna. Invece il ragazzino si è risentito e ha pure tentato la via della battuta sessista. E a quel punto, io non potevo più non esserci già da prima. Potevo solo smettere di esserci.
Dubito di essermi spiegata.
Faciamo conto che questa sia una metariflessione sulla comunicazione nell'era del web, e buona notte a tutti, anche al silenzio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

stasera ho detto a una persona: "io sono perfetto". mi riferivo al sistema di calcolo delle battute dattilografiche nei pezzi da inviato, se ti chiedono 75 righe basta moltiplicare 75 per 58, il numero aureo è 58. oh, morire che sono rimasto impiccato a quel "io sono perfetto", preso alla lettera
magari
oppure che noia
ciao
s

carlotta giucastro longo ha detto...

Delle volte si pensa che gli altri capiscano in che senso parziale e imperfetto uno può dire di sè "sono perfetto" pensando "tanto tu capisci che io non dico che sono perfetto per dire che sono davvero perfetto, perché quello che voglio dire è che sono una forma di perfezione "nel suo genere" come tu certamente sai che avrebbe detto Spinoza"
Oppure ci si ferma a metà e si pensa:
che noia
'notte
c